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Alfa Romeo SZ Zagato: Un ‘MONSTRO’ strepitoso

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Alfa Romeo SZ Zagato: Un ‘MONSTRO’ strepitoso

Dicembre 18, 2021 / Comments 0 / Alfa Romeo
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Alfa Romeo, nel corso della sua lunghissima storia, ha presentato spesso vetture dall’aspetto e dalle caratteristiche molto coraggiose. Un grosso esempio è la SZ – Sprint Zagato.

Prodotta dal 1989 al 1991, in appena 1.036 esemplari, l’Alfa Romeo SZ realizzata dalla Carrozzeria Zagato è una dei modelli “moderni” della Casa del Biscione più desiderati dai collezionisti, una vera supercar anni Novanta

Svelata sotto i riflettori del Salone di Ginevra del 1989, la SZ  nacque grazie alla collaborazione della celebre carrozzeria milanese con i centri stile di Alfa Romeo e Fiat.

È un’auto molto particolare, da intenditori, figlia di una situazione altrettanto particolare.

Il gruppo Fiat, infatti, aveva da poco inglobato anche il marchio del Biscione e ci teneva a dimostrare che con la sua gestione il cuore sportivo Alfa Romeo avrebbe continuato a battere. Così arrivò la decisione di produrre una vettura di élite, da vendere in pochi esemplari e a un prezzo alto, in cui condensare tutto il meglio della tecnologia di quel periodo. Ma per farlo in tempi brevi non si poteva partire da zero e quindi venne utilizzata ancora una volta la meccanica dell’Alfetta, che affondava le sue radici all’inizio degli anni Settanta. 

Design

Soprannominata “Il Monstro” sfoggia un’estetica molto spigolosa, sia nelle forme principali che nei dettagli.

Robert Opron del Centro Stile Fiat fu responsabile dei bozzetti iniziali, con la collaborazione della carrozzeria Zagato, mentre Antonio Castellana si occupò principalmente degli interni e della finitura finale dei dettagli. Lo stile tagliente e brutale, unito all’avveniristica carrozzeria in materiale termoplastico (chiamato Modar) realizzato dall’italiana Carplast e dalla francese Stratime, si sposavano decisamente bene con lo scopo dell’auto, ovvero essere un condensato dei progressi e delle avanguardie tecnologiche raggiunte dall’Alfa Romeo sul finire degli anni 80 del XX secolo.

Gli interni sono particolari, perché recuperano alcuni elementi della 75 e li uniscono a rivestimenti assai pregiati, ma anche a strumenti strettamente derivati dalle competizioni.

L’esterno, invece, è semplicemente senza tempo. La SZ è assolutamente originale e non assomiglia a nessun’altra auto mai prodotta. Anche la sua storia tecnica è particolare, perché è stata una delle prime auto progettate con i software Cam e Cad. 

Meccanica

La meccanica e il pianale della SZ sono totalmente ereditati dal prototipo da corsa Alfa Romeo 75 Turbo IMSA, che nel precedente biennio aveva monopolizzato il Giro automobilistico d’Italia, riprendendo quindi lo schema transaxle con cambio al posteriore e retrotreno con ponte De Dion; sotto il cofano batte il mitico V6 Busso da 3.0 litri a 12 valvole da 210 CV.

A trasferire la potenza verso le ruote ci pensa un cambio a cinque rapporti rigorosamente manuale abbinato a un differenziale a slittamento limitato. Insomma, tutto quello che piaceva agli alfisti dell’epoca.

Le prestazioni dichiarate parlano di uno scatto da 0 a 100 km/h effettuato in 7 secondi e una velocità massima di 245 km/h. Per gli ammortizzatori si è optato per componenti idraulici Koni, donandole un comportamento stradale del tutto assimilabile a un prototipo sportivo. I freni sono derivati dalla 75 Turbo Evoluzione, e venne inoltre introdotto un sistema idraulico per variare l’altezza da terra.

Le sospensioni vennero messe a punto da Giorgio Pianta, ingegnere, ex pilota e team manager delle squadre corse del Gruppo Fiat, il quale le perfezionò sostituendo i tradizionali silentblock in gomma vulcanizzata all’avantreno e al retrotreno con dei più efficienti omologhi realizzati in politetrafluoroetilene (PTFE): l’utilizzo di questo polimero in loco della tradizionale gomma donò alla SZ un ridotto rollio e un migliore handling nella guida, specie sullo sconnesso e nei cambi di direzione (punto sofferente della genitrice 75 Turbo IMSA).

All’epoca chi l’ha acquistata ha speso molto, anche più di 100 milioni di lire e oggi un esemplare non vale meno di 80.000 euro, in base alle condizioni dell’auto.

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